Cast & Crew
In sala il regista
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- Runtime2 hours 2 minutes
- Sound Mix
- Color
- Aspect Ratio
- 2.40 : 1
- Camera
- Arricam LT, Cooke S4 and Angenieux Optimo Lenses
- Laboratory
- Technicolor
- Film Length
- 4.888 m
- Negative Format
- 35 mm
- Cinematographic Process
- Digital Intermediate
- Printed Film Format
- 70 mm
Orlando è un anziano contadino della Sabina che da molti anni non ha più alcun rapporto con il figlio Valerio emigrato in Belgio. Un giorno però arriva una telefonata che comunica che Valerio è ricoverato in ospedale. Orlando parte ma arriva a Bruxelles in tempo solo per assistere alla chiusura di una bara. La porta dell'appartamento gliel'ha aperta Lyse, la nipote dodicenne che non sapeva di avere.
Daniele Vicari offre a Michele Placido uno dei ruoli più intensi di tutta la sua carriera di attore cinematografico.
- Genres
- Release DateGennaio 1, 2022
- Languages
- Taglines
- Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit.
con Michele Placido, Christelle Cornil, Anis Gharbi, Daniela Giordano, Denis Mpunga.
- Budget$93,000,000
- Opening Weekend USA$47,211,490
- Opening Weekend USA DateGennaio 4, 2020
- Gross USA$315,544,750
- Cumulative Worldwide Gross$887,832,826
Regia di: Daniele Vicari
Sceneggiatura: Daniele Vicari, Andrea Cedrola
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Benni Atria
Scenografia: Igor Gabriel, Beatrice Scarpato
Costumi: Francesca Vecchi, Roberta Vecchi
Musica: Teho Teardo
Produttore: Marica Stocchi, Joseph Rouschop
Produzione: Rosamont, Tarantula, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, con il Sostegno di Regione Lazio
Distribuzione: Europictures [Italia]
Vendite estere: Vision Distribution [Italia]
Paese: Italia/Belgio
Mai sottovalutarlo. Anche se si sente dire all’unisono e senza esitazione: «Non lo conosco». Daniele Vicari è uno dei pochi narratori audiovisivi italiani che offrono un sostegno a quelle microstorie mai raccontante, scivolando, ogni qualvolta se ne presentava l’occasione, nella visione artistica di una paura da affrontare o di una sfida da seguire. Per lui, il cinema è un affare sociale, strumento, al pari grado di altre arti, di svisceramento della sensibilità all’interno dei rapporti fra gli uomini. Il mettere in relazione. Questo è il suo stile e da qui partono i suoi progetti, pur originandosi sempre da qualcosa che gli è familiare, dalle automobili alla vita dei pastori macedoni in Italia.
Laureatosi in Storia e Critica del cinema presso l’Università di Roma La Sapienza, ha collaborato in qualità di critico cinematografico con la rivista Cinema Nuovo, dal 1990 al 1996, e con la rivista Cinema 60, dal 1997 al 1999.
Nel contempo, muoverà i primi passi dietro la cineprese dirigendo il corto Il nuovo, in 16 mm, seguito da Mari del Sud, improntati su temi ambientali e sociali. Nel 1997, assieme a Guido Chiesa, Davide Ferrario, Antonio Leotti, Marco Simon Puccioni firma il documentario Partigiani, che racconta la lotta al nazismo e al fascismo della cittadina emiliana di Correggio. Dal 1998 continuerà a confrontarsi con il genere documentaristico dirigendo Comunisti, Uomini e lupi, Bajram e Sesso, marmitte e videogames, all’interno dei quali passa da omicidi di sacerdoti avvenuti nel ’47 a opera di partigiani, alla vita dei pastori sul Gran Sasso, finendo con le passioni automobilistiche degli italiani. L’anno successivo, dopo aver partecipato a Non mi basta mai, storia di cinque operai licenziati dalla FIAT nel 1980, dirigerà Morto che parla incentrato su Mario Cipriani, protagonista, nel 1963, de La ricotta e attore in Accattone, che aveva instaurato una profonda amicizia con il grande Pier Paolo Pasolini.
L’esordio al lungometraggio avviene con Velocità massima (2002), dove dirige Valerio Mastandrea nella storia di un diciottenne che viene introdotto nel mondo delle corse automobilistiche clandestine. Un successone. Vicari vincerà il Premio Pasinetti per il miglior film e il David di Donatello per la migliore regia d’esordio, nonché numerosi altri premi internazionali e italiani.
Nel 2005, pubblica, in collaborazione con Antonio Medici “L’alfabeto dello sguardo – Capire il linguaggio audiovisivo”, ricevendo il premio Umberto Barbaro per il miglior saggio di divulgazione del linguaggio cinematografico. Poi dirigerà ancora Valerio Mastandrea, affiancandolo a Francesca Inaudi, ne L’orizzonte degli eventi, storia di un fisico nucleare sul Gran Sasso che entra in contatto con un pastore macedone. Regista del documentario Il mio paese (2006), road-movie che ripercorre le tappe della pellicola L’Italia non è un paese povero di Joris Ivens, guadagnandosi un secondo Premio Pasinetti per l’attualità giornalistica. In seguito alla trasposizione del romanzo di Carofiglio Il passato è una terra straniera, ambientato nel mondo del gioco d’azzardo, firma Diaz – Non pulire questo sangue, crudo racconto dei fatti del G8 di Genova presentato al Festival di Berlino nel 2012 (e vincitore di svariati riconoscimenti, tra cui due Nastri d’Argento e quattro David di Donatello). Lo stesso anno alla Mostra di Venezia presenta il documentario La nave dolce, racconto documentario dello sbarco in Italia nel ’91 della nave albanese Vlora. Al Festival di Roma 2016 presenterà invece il film Sole, cuore, amore, con Isabella Ragonese.
Tra gli ultimi film troviamo invece Prima che la notte (2018), Il giorno e la notte (2021), girato durante la pandemia di Covid, e Orlando, presentato al Torino Film Festival 2022.
L’equilibrio quasi affettuoso che Vicari ha con il cinema di oggi e quelli di ieri rimane intatto nella sua filmografia e nella sua professionalità. È un tipo tosto, Daniele, un po’ come i personaggi dei suoi film. Patinato e pragmatico, a volte, e sperimentale e futuribile, in altre, è comunque uno dei pochi autori italiani capaci di accettare il rischio della ricerca espressiva, seguendo contaminazioni che ridanno linfa nuova a quel processo artistico, viscerale e intuitivo che è il cinema.
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